martedì 23 agosto 2011

Tra esterica ed etica, circa l'opera e il pensiero di Benedetto Simonelli



da sinistra: Benedetto Simonelli, Bruno Roberti, Francesco Franci, Enzo G. Bargiacchi

Tra estetica ed etica circa l'opera ed il pensiero di Benedetto Simonelli

Scuderie Estensi - Tivoli - 5 giugno 2011 ore 18:00

partecipanti
Serafino Amato, Bruno Roberti, Benedetto SImonelli, Francesco Franci, Enzo G. Bargiacchi.

Proiezione del corto "Questa è una storia vera - su una collina a nord-est di Roma. 1989"
di Serafino Amato
16 mm riversato in digitale - 5 min. ca. (muto)



note su: Questa è una storia vera - documento video


Poche note relative a “Segnavia” mostra da me realizzata nel 1989 a Roma. “Dark Camera”

L’immagine vibrante del cartello che appare in testa al filmato: “Su una collina a nord est di Roma”, che sono poi le colline attraversate per anni da Benedetto. Quel titolo del breve video originato da una pellicola 16 mm realizzato nel 1989, in gennaio, (mai, me lo sarei ricordato), rimanda ad un tempo distante. Un tempo fisico, una data che ricorda un’era quasi spaziale. Quella della scoperta dei confini. Si sono spostati i confini, al momento solcano mari e scavallano palizzate.

Ripercorrere un sentiero dopo ventidue anni obbliga a molte e opposte riflessioni, sul piano fisico e sul piano emotivo. A trent’anni si è forti nell’affermare, dopo i cinquanta forte è dubbio ma ancora salda la presa sulle cose, basterà attendere pochi anni che le poche residue certezze saranno speranze.

Lo zaino che attraversa il bosco sulle spalle di Benedetto conteneva forse un’ascia, della carta, una borraccia con dell’acqua, un libro, fasce di stoffa, poco cibo, di sicuro delle olive. La cosa mi sembra molto importante in questo momento. Nello zaino c’erano poche povere cose, l’essenziale per il viaggio, per un qualsiasi tipo di viaggio.

Benedetto lo dice con poche brevi frasi. L’essenza del percorso è il volo. “Esco di casa senza avere deciso nulla di definitivo, ma quando l’intuizione dell’istante rivela dal vuoto i miei passi, allora il viaggio si snoda magicamente verso il sentiero, sospeso ad un arco di tempo che è volo”.

Quel volo per me è come sogno. Il sogno del volo. Sognare di volare era il sogno ricorrente, il più atteso. Ho sognato di volare infinite volte, ma negli anni sempre con maggiore fatica. Come se una zavorra impedisse al sognatore di librarsi. Nel sogno stesso ricordo quanto ero capace di librarmi, fino ad arrivare al firmamento, una volta fino a dove la luce si era rarefatta e potevo galleggiare in uno spazio dal colore azzurro cupo.

Potrei raccontare dopo ventidue anni le motivazioni di quel viaggio, di quel lavoro? No. Semplicemente perché non mi ricordo più quasi nulla del motivo. Ci si dimentica dei motivi delle cose. Ci si ricorda al più gli odori o le energie disperse. Rimane però il tempo per guardare quello che si è fatto come uno spettatore sorpreso di quanta strada fatta.


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