venerdì 26 agosto 2011

Vanguard 1996 - 2011


Dopo quindici anni passati a grattare il fondo del barile... beh... insomma... un po' di mal di schiena?
(e questa fotografia rimane una delle mie migliori)

Roma - Ferragosto 2011


Roma. Periferia mediocre. Quindici agosto.
Il primo sole. Le nove?
Cassonetto sulla sinistra, piante secche e puzza di piscio.
Ho rincorso di ferragosto la bellezza e la meraviglia del niente.

martedì 23 agosto 2011

"Il mio nome è Mariana, Mariana Padin. Sono argentina, di Buenos Aires.. da due anni vivo in Italia, Ho abitato a Milano e ora sono a Roma.
Faccio la stylist. Mi appassiona fare delle foto sui posti o alle persone come li vedo, li immagino, oppure mi piacerebbe che fossero. Ogni cosa cambia al mio sguardo. Mi piace giocare con i colori, tendo a fantasticare, immagino… Scattare una foto è quanto di più creativo possa immaginare al momento.
In ogni foto, anche se realizzata in contesti lontani, o differenti, vedo momenti della mia infanzia. Mi piace e in un certo senso cerco la luce che “c'era”, come la ricordo, e trovo e ritrovo in molti ambienti i miei anni, alcuni ricordi e posso trasmettergli in quel piccolo istante dove senti la sensazione di viaggiare nel tempo, come un dejavù e poter provare un'altra volta dei sentimenti che sono rimasti lì e far di quel momento uno scatto magico."

'Mi nombre es Mariana. Mariana Padin. Soy argentina, de Buenos Aires… desde hace dos años vivo en Italia. Viví en Milano y ahora en Roma.
Soy productora de moda. Me apasiona tomar fotos de lugares o personas como las veo, imagino o me gustarían que fuese. Cada cosa cambia a traves de mi mirada. Me gusta jugar con los colores, tiendo a fantasear, imagino… Tomar una foto es más creativo de lo que pueda imaginar en el momento.
En cada foto, aunque sean realizadas en contextos lejanos, o diferentes, veo momentos de mi infanzia. Me gusta y en un cierto sentido busco la luz que "había", como la recuerdo, y encuentro y vuelvo a encontrar en muchos ambientes mis años, algunos recuerdos, que puedo transmitirlos en ese pequeño momento donde siento la sensación de viajar en el tiempo, cual dejavú, y poder probar una vez más sentimientos que quedaron ahí y hacer de ese momento un clic mágico'.


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Nemmeno mi ero accorto della "ricognizione fotografica" di Mariana. Silenziosa com'è, pensavo stesse "giocando" per fatti suoi.
Posa il suo sguardo sulle cose in modo lieve, semplice, Mariana.
Di istinto, ma senza giudizio né esagerazione ogni cosa appare ordinata, e il caos del luogo dove vivo e lavoro mi sembra improvvisamente accettabile, quasi bello.
E' proprio vero, vedere con gli occhi di un altro che si conosce poco può solo regalare un pizzico di conoscenza...

Ni siquiera me había dado cuento del "reconocimiento fotográfico" de Mariana. Silenciosa como es, pensaba que estaba "jugando" por su lado.
Apoya su mirada sobre las cosas en un modo suave, simple, Mariana.
De instinto, pero sin juzgar ni exagerar cada cosa parece ordenada, y el caos del lugar donde vivo y trabajo me parece repentinamente aceptable, casi lindo.
Es muy cierto, ver con los ojos de otro que se conoce poco puede regalar un poco de conocimiento…

Tra esterica ed etica, circa l'opera e il pensiero di Benedetto Simonelli



da sinistra: Benedetto Simonelli, Bruno Roberti, Francesco Franci, Enzo G. Bargiacchi

Tra estetica ed etica circa l'opera ed il pensiero di Benedetto Simonelli

Scuderie Estensi - Tivoli - 5 giugno 2011 ore 18:00

partecipanti
Serafino Amato, Bruno Roberti, Benedetto SImonelli, Francesco Franci, Enzo G. Bargiacchi.

Proiezione del corto "Questa è una storia vera - su una collina a nord-est di Roma. 1989"
di Serafino Amato
16 mm riversato in digitale - 5 min. ca. (muto)



note su: Questa è una storia vera - documento video


Poche note relative a “Segnavia” mostra da me realizzata nel 1989 a Roma. “Dark Camera”

L’immagine vibrante del cartello che appare in testa al filmato: “Su una collina a nord est di Roma”, che sono poi le colline attraversate per anni da Benedetto. Quel titolo del breve video originato da una pellicola 16 mm realizzato nel 1989, in gennaio, (mai, me lo sarei ricordato), rimanda ad un tempo distante. Un tempo fisico, una data che ricorda un’era quasi spaziale. Quella della scoperta dei confini. Si sono spostati i confini, al momento solcano mari e scavallano palizzate.

Ripercorrere un sentiero dopo ventidue anni obbliga a molte e opposte riflessioni, sul piano fisico e sul piano emotivo. A trent’anni si è forti nell’affermare, dopo i cinquanta forte è dubbio ma ancora salda la presa sulle cose, basterà attendere pochi anni che le poche residue certezze saranno speranze.

Lo zaino che attraversa il bosco sulle spalle di Benedetto conteneva forse un’ascia, della carta, una borraccia con dell’acqua, un libro, fasce di stoffa, poco cibo, di sicuro delle olive. La cosa mi sembra molto importante in questo momento. Nello zaino c’erano poche povere cose, l’essenziale per il viaggio, per un qualsiasi tipo di viaggio.

Benedetto lo dice con poche brevi frasi. L’essenza del percorso è il volo. “Esco di casa senza avere deciso nulla di definitivo, ma quando l’intuizione dell’istante rivela dal vuoto i miei passi, allora il viaggio si snoda magicamente verso il sentiero, sospeso ad un arco di tempo che è volo”.

Quel volo per me è come sogno. Il sogno del volo. Sognare di volare era il sogno ricorrente, il più atteso. Ho sognato di volare infinite volte, ma negli anni sempre con maggiore fatica. Come se una zavorra impedisse al sognatore di librarsi. Nel sogno stesso ricordo quanto ero capace di librarmi, fino ad arrivare al firmamento, una volta fino a dove la luce si era rarefatta e potevo galleggiare in uno spazio dal colore azzurro cupo.

Potrei raccontare dopo ventidue anni le motivazioni di quel viaggio, di quel lavoro? No. Semplicemente perché non mi ricordo più quasi nulla del motivo. Ci si dimentica dei motivi delle cose. Ci si ricorda al più gli odori o le energie disperse. Rimane però il tempo per guardare quello che si è fatto come uno spettatore sorpreso di quanta strada fatta.


lunedì 22 agosto 2011




Mi dà disagio questa fotografia.
Non ci sono trucchi e non è stata "lavorata".
Tenax: macchina fotografica tedesca del 1939
Mi piace, è una mia foto tipica... ma i colori sono colori di guerra.
Seconda Guerra Mondiale. 1939-1945

domenica 21 agosto 2011



Difficile scartare di lato.